La storia
La statua della Madonna Assunta della Cattedrale di Carpi viene indicata per la prima volta nella cronaca del canonico Gasparo Pozzuoli risalente agli anni tra il 1622 e il 1624.
Secondo questa fonte, da ritenersi attendibile, avendo i Pio una grande devozione per la Madonna spinse Alberto III Pio, signore di Carpi, a promuoverne l’esecuzione.
Questo sarebbe avvenuto a Parigi per opera dell’intagliatore Gasparo Sibecchi o Cibelli introdotto alla corte grazie alla frequente presenza del signore di Carpi per incarichi diplomatici e politici. Il fatto sarebbe credibile in quanto la cronaca testimonia l’esistenza di una cesta presso gli eredi dello scultore che era servita al trasporto del manufatto dalla Francia a Carpi. Lo scultore si trovava a Parigi impegnato nell’esecuzione di arredi ed intagli alla corte di Francia e certamente nel 1544 alcuni suoi familiari o parenti sono documentati nella capitale francese. La scultura però dovette raggiungere l’Italia ben prima di tale periodo e il Pozzuoli testimonia l’apprezzamento di vari principi, come il cardinale Girolamo da Correggio e il duca Alessandro I della Mirandola, riguardo la bellezza dell’opera.
La mandorla intagliata e dipinta con figure di cherubini che incornicia la Madonna sarebbe postuma ad opera di Cristoforo Sibecchi o Cibelli della stessa famiglia.
In origine la scultura è stata collocata nella cappella di fondo della navata destra, successivamente nel XIX sec., la statua della Madonna Assunta venne sistemata in una nicchia nell’absidead un’altezza molto elevata, con un sipario in tela dipinta a copertura saltuaria dell’immagine devozionale.
Stato conservativo prima del restauro
La scultura lignea policroma è rimasta nella nicchia dell’abside della Cattedrale di Carpi per circa 3 anni successivi l’evento sismico che ha colpito il territorio emiliano. Probabilmente la rimozione dell’opera risultava complicata per la difficoltà di raggiungimento della stessa, collocata ad un’altezza molto elevata dell’abside della Cattedrale, fortemente provata dalle scosse sismiche del 2012.
Il manufatto di conseguenza, senza alcuna protezione è risultato inevitabilmente esposto ad attacchi di varia natura, polveri, eventi atmosferici, variazioni microclimatiche ma soprattutto, nella parte superiore precisamente la testa della scultura è stata ricoperta da uno spesso strato di guano di volatili che si sono introdotti, dai vari pertugi, all’interno del tempio.
Il primo sopralluogo effettuato a fine anno 2016 dal funzionario incaricato per l’alta sorveglianza territoriale – dott.ssa Maria Grazia Gattari – della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena Reggio Emilia e Ferrara – è avvenuto presso i locali del comune di Palazzo dei Pio, dove è stato allestito un laboratorio temporaneo, affinché la scultura potesse rimane in città per dare quella continuità di legame dell’immagine devozionale con il territorio, si è preferito, di conseguenza, che la stessa rimanesse poco distante dalla Cattedrale.
La scultura, scolpita su un monolita di essenza di tiglio, si presentava con un’alternanza di decorazioni molto piatte e disorganiche che eludevano chiaramente la bellezza e la sinuosità del modellato originario e le fattezze eleganti della rappresentatività della Madonna Assunta come nella sua iconografia e ad opera di uno scultore cinquecentesco di fama internazionale come Gasparo Cibelli.
Anche ad occhio nudo appariva evidente che la policromia non fosse quella originaria, confermando la tendenza nel campo della scultura lignea, come della statuaria in genere, a sottoporre le opere d’arte, viste elusivamente come oggetti devozionali, a manutenzioni periodiche, “rinfrescandone “ i colori, oppure aggiornando gli stessi secondo la moda corrente o alle esigenze di culto.
L’intervento di restauro
La scultura policroma
Ogni intervento di conservazione sulle opere d’arte sia di tipo manutentivo o prettamente di restauro, richiede l’applicazione di una metodologia che necessita, senza eccezione alcuna, di tre fasi: l’analisi filologica, la diagnosi e l’intervento propriamente detto.
L’intervento di restauro effettuato sulla scultura della Madonna Assunta della Cattedrale di Carpi è stato eseguito nel rispetto di tale metodologia.
Una copiosa iniziale campagna fotografica ha documentato tutte le fasi salienti partendo dal prima, durante e dopo l’intervento di restauro.
La prima operazione compiuta, è stata un’accurata ricognizione dello stato di conservazione dell’oggetto e delle condizioni ambientali in cui è stato custodito.
In tale ricognizione rientra l’accertamento e, per quanto possibile, la ricostruzione storica delle vicende del clima e del microclima in cui l’oggetto è stato conservato e dell’ambiente in cui è stato custodito, nonché quelle inerenti l’intero edificio.
Tale studio del microclima ambientale è ad oggi in corso per il nuovo riposizionamento dell’opera nella collocazione originaria della navata di destra della Cattedrale, avvenuto l’8 dicembre 2018, affinché si possano mantenere i parametri di temperatura ed umidità costanti per la corretta conservazione dell’opera.
Inizialmente sono stata concordate ed effettuate delle indagini diagnostiche non distruttive che potessero coadiuvare l’intervento di restauro vero e proprio e contestualmente è stata effettuata la disinfestazione con il metodo delle atmosfere controllate/modificate.
È stata eseguita la prova al carbonio 14 per la datazione del sostegno strutturale ligneo interno e una radiografia X digitale per ottenere delle indicazioni sui particolari costruttivi e per verificare l’entità degli attacchi da insetti xilofagi del supporto.
La prova di radiazione al radiocarbonio, essendo un metodo di datazione radiometrica basato sulla misura delle abbondanze relative degli isotopi del carbonio, ha riscontrato una datazione tra il 1410 e il 1572 mentre la radiografia ha rilevato un’ingente attacco da insetti xilofagi sulla struttura, già evidenti all’esterno con fori di sfarfallamento sulla policromia. Successivamente si è ritenuto necessario indagare gli strati pittorici sottostanti con l’effettuazione di prelievi mirati che potessero restituire un riscontro attendibile per intervenire con cautela sulla loro rimozione ed iniziare un dibattito operativo a riguardo.
Tuttavia le indagini stratigrafiche, essendo prove distruttive, si limitano a porzioni di valutazione minime che non consentono di ottenere la certezza assoluta sulla reale conservazione della policromia originale sottostante e soprattutto della quantità di estensione superstite della stessa.
Qui entra in gioco l’esperienza del restauratore e del funzionario della Soprintendenza che hanno entrambi un bagaglio culturale di casistiche accomunabili, di precedenti interventi sorvegliati od effettuati su manufatti di analoga composizione, risalenti allo stesso periodo storico e provenienti dal medesimo territorio. Una sorta di intuizione tipica del restauratore esperto che entra, quasi per magia, in empatia con l’opera: attraverso test di solubilità ricerca il solvente giusto, aiutandosi gradualmente con prodotti gelificati, per effettuare i saggi di pulitura nei punti strategici e poi lentamente allarga le prove, si confronta con il funzionario, si immerge nel passato in un tutt’uno con l’opera e scopre, come un esploratore, giorno dopo giorno con pazienza e passione, quanta bellezza si può celare sotto una massiccia stratificazione di ridipinture che andrà a rimuovere scrupolosamente aiutandosi con la diagnostica eseguita.
Il funzionario per l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara ha seguito puntualmente e costantemente ogni fase d’intervento, accompagnando l’operatore ad osare, se pur con tutti i mezzi necessari di diagnostica preventiva a supporto, ma ad osare…
Il risultato di questo restauro, scrupoloso ed affascinante, rispettoso delle metodologie conservative e scientifiche all’avanguardia, in un rapporto di sinergia tra le parti coinvolte desta immensa soddisfazione: la rimozioni degli strati pittorici sovrammessi ha riscoperto la sinuosa plasticità delle forme scultoree, l’originalità degli incarnati, la straordinaria espressività dello sguardo della Vergine così come la bellezza e ricchezza delle vesti, messe in risalto dai materiali preziosi utilizzati per il decoro, oro zecchino in foglia, oro zecchino in conchiglia, lacca di garanza, terre di blu cobalto, per dare magnificenza all’immagine scultorea della Madonna Assunta tornata alla sua originaria grazia come la committenza volle e l’artista eseguì con maestria.
La mandorla
La mandorla postuma, che contorna la Madonna, è stata restaurata attenendosi alle stesse metodologie della scultura in quanto anch’essa risultava ridipinta più volte in base alle mode del periodo storico di riferimento. È tornata alla luce una meravigliosa policromia originaria nella parte di modellato rappresentata da 19 visi di cherubini alati, ognuno di fattezze ed espressività diverse l’uno dall’altro, con una vibrazione cromatica degna di un grande artista anche relativamente alla mescolanza dei pigmenti con la proporzione corretta dei leganti che ha permesso la conservazione della varietà di colori fino ai giorni nostri.
La nicchia
La nicchia dove è stata posta attualmente la scultura e dove era in origine collocata la Madonna Assunta, nel fondo della navata di destra della Cattedrale, è stata a sua volta restaurata in quanto nella stessa erano state apportate delle modifiche cromatiche che sono state rimosse per far riemergere la cromia originaria a seguito di descialbo dei vari strati sovrammessi. È emersa un’inaspettata decorazione di tralci di rose anche se in frammenti ricucita a ritocco per dare una corretta lettura decorativa su un fondo ceruleo.
Conclusioni
Alberto III Pio, che tanto desiderò la costruzione della Collegiata di Carpi a Lei dedicata, da regalare i propri terreni per costruire il Tempio Sacro ed abbellirlo di manufatti prestigiosi, commissionando ad importanti interlocutori del tempo la progettazione e l’esecuzione delle opere, a lui va il ricordo ed il ringraziamento per aver donato alla città di Carpi tanta bellezza e a tutti noi per averla nuovamente restituita alla comunità nel suo antico ed autentico splendore.
Ringrazio i restauratori per il lungo e bellissimo viaggio trascorso assieme e per la tanta bellezza ritrovata, le soddisfazioni ed emozioni che mi avete donato.
Un ringraziamento di cuore va a sua Eccellenza il Vescovo di Carpi, Monsignor Francesco Cavina, per la sensibilità e passione dimostrata durante i lavori di restauro della scultura lignea raffigurante la Madonna Assunta, nell’essere stato sempre presente nei momenti importanti di confronto e di scelte metodologiche, esprimendo, con il garbo che lo contraddistingue, rinforzo positivo, gratitudine e gioia condivisa per i risultati ottenuti.
Alta Sorveglianza
Dott.ssa Maria Grazia Gattari
Funzionario restauratore conservatore
Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara